IL PERDONO, FULCRO DELLA FEDE CRISTIANA. - Chiesa Evangelica - Termoli (Cb)

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IL PERDONO, FULCRO DELLA FEDE CRISTIANA.

Riflessioni
Tra i tanti insegnamenti che Cristo Gesù ha lasciato, risalta per eccellenza quello del perdono, poiché Egli ha dato la Sua vita sulla Croce proprio per donare il perdono dei peccati al peccatore. Diventa dunque impossibile per il cristiano escludere il perdono dalla propria vita se vuole seguire gli insegnamenti di Gesù; infatti, nella preghiera che Cristo insegnò ai suoi discepoli, “ Padre, perdona i nostri debiti come noi perdoniamo i nostri debitori”, è implicito il pensiero che il peccatore che ricerca il perdono, deve egli stesso praticarlo. Ogni qualvolta che il cristiano fa propria questa preghiera, chiede a Dio di perdonarlo in proporzione al modo con cui egli stesso perdona l’altro. Colui il quale si è sinceramente ravveduto, non può nutrire rancori nel proprio cuore quando si avvicina a Dio per chiedere il Suo perdono; se non dice con tutta onestà a chi l’ha offeso “ti ho perdonato” non ha alcun diritto di essere perdonato da parte di Dio. Chi è stato toccato dall’amore e dalla misericordia di Dio, non deve dimenticare che la risposta ricevuta deve trasformarlo in una persona ripiena d’amore e di misericordia.
Nel Vangelo di Matteo è riportato il brano in cui l’apostolo Pietro, che visse con Gesù per un certo periodo di tempo, mostra di aver appreso l’importante lezione circa il perdono che il discepolo del Signore deve sempre mettere in pratica; infatti, quando egli chiese al Maestro: “Signore, se mio fratello pecca contro di me quante volte devo perdonarlo?” Questi gli rispose: “ settanta volte sette”. E’ noto che per i rabbini vigeva la regola che l’offesa andava perdonata tre volte e non di più, la quarta volta andava punita. Il Signor Gesù andò oltre quella regola dimostrando che non esistono limiti al perdono che il figlio di Dio deve offrire a colui che l’ha offeso. Il perdono che il cristiano riceve è legato a quello che offre agli altri, perché se continua a provare rancore contro  qualcuno allora spinge Dio a non concedere il Suo perdono. Questa verità è affermata nell’Evangelo di Luca dove si legge: “Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati”.
Per la maggior parte degli uomini è naturale e giusto ricercare la condanna delle offese subite e sebbene sappiano che perdonare le offese è segno di generosità e di saggezza, è altrettanto naturale limitare il perdono quando è messo di fronte ad un’offesa abituale. Gesù disse ai discepoli che non dovevano apprendere dalla gente i principi che regolano il perdono tanto che quando fu sulla croce chiese al Padre celeste di perdonare i suoi carnefici perché non sapevano quello che stavano facendo. Pronunciò questa frase proprio quando stava provando le prime sofferenze derivanti dalla crocifissione: gli esecutori avevano appena inchiodato le Sue mani e i Suoi piedi alla croce! Né i dolori né le sofferenze subite già nel Getsemani e davanti alle derisioni di Caiafa, di Pilato, di Erode gli impedirono di chiedere il perdono per i nemici.
Il perdono verso gli altri è il modo in cui esprimere la fede, se il Padre celeste ha perdonato l’uomo peccatore mediante l’opera redentrice di Cristo Gesù, è fondamentale che anche il perdonato perdoni a sua volta chi l’ha offeso.
C.E.T. Chiesa Evangelica - Via delle Orchidee, snc - Termoli (Cb)
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