Perché ai pastori evangelici è permesso sposarsi?
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Questa è una domanda tipicamente cattolica, perché è
in relazione con il celibato dei sacerdoti. Esso venne decretato nel 1709 da
papa Gregorio VII, ma fino ad allora i preti erano sposati e ciò non suscitava
scandalo tra i fedeli. Il celibato forzoso è purtroppo un’altra dottrina
che non trova riscontri specifici nella Bibbia. Dal Vangelo, infatti, risulta
chiaro che i ministri di Dio potevano essere sposati; molti apostoli, tra cui
Pietro, lo erano e Paolo afferma: “Bisogna dunque che il vescovo sia
irreprensibile, marito di una sola moglie, sobrio, prudente…che governi
bene la propria famiglia e tenga i figli sottomessi e pienamente rispettosi” (I
Timoteo 3: 2,4-5). Ancora: “Non abbiamo il diritto di condurre con noi una
moglie, sorella in fede, come fanno anche gli altri apostoli e i fratelli del
Signore e Cefa?” (I Corinzi 9: 5). Tutto questo, tralasciando i diversi passi
nel Vecchio Testamento in cui risulta palese il matrimonio dei sacerdoti
(Levitico 21: 4, 7; Esdra 10: 18-19 ecc.) e addirittura del Sommo Sacerdote: “Egli
prenderà per moglie una donna ancora vergine” (Levitico 21: 13).
Inoltre, un pastore o un conduttore di chiesa – cioè
un ministro di Dio che ha consacrato la sua vita alla causa cristiana – se è
sposato può condividere le fatiche del ministerio con la moglie e può
consigliare con saggezza i fedeli circa le gioie e i dolori della vita
matrimoniale, vivendole lui stesso di prima persona.